Masturbazione femminile: com’è cambiata

La masturbazione è una pratica autoerotica consistente nella sollecitazione volontaria degli organi genitali o più raramente di altre parti del corpo, per ottenere piacere.
In riferimento a questa pratica è usato, impropriamente, anche il termine onanismo, dal personaggio biblico Onan.Masturbarsi deriva dal latino masturbari e significa stuprare (disonorare, violare) con la mano.
Sporcare, violare, turbare sono tutti termini relativi al campo semantico del peccato.
Nota è la posizione della Chiesa nei confronti di quest’atto: la masturbazione è piacere e il piacere è peccato.

Con storia della masturbazione femminile s’intendono i cambiamenti nelle diverse culture e nei diversi periodi storici avvenuti all’interno della società riguardanti l’etica e i precetti religiosi, gli atteggiamenti e i tabù sociali, le norme legislative e gli studi scientifici della masturbazione femminile e di quella in generale.

Vi sono raffigurazioni di masturbazione maschile nelle pitture rupestri preistoriche di tutto il mondo; molto più rara è invece la rappresentazione della masturbazione femminile, un esempio della quale, una statuetta d’argilla risalente al IV millennio a.C. raffigurante una donna nell’atto di masturbarsi, è stata ritrovata in un sito templare nell’isola di Malta.

L’Antico Egitto ci testimonia una forma particolare di autoerotismo, quello che si potrebbe definire autoerotismo sacrale o autoerotismo religioso. L’arte figurativa egiziana, infatti, rappresenta a volte il faraone che, sdraiato supino, si masturba, eiaculando il suo sperma verso il cielo (che nella mitologia egiziana è una divinità femminile, Nut, mentre la terra è una divinità maschile, Geb), evidentemente per fecondarlo.
Per questo non sorprende che, più di quattromila anni fa, le regine egiziane fossero seppellite con tutti gli oggetti di cui avrebbero avuto bisogno nell’aldilà, tra cui si potevano trovare pettini, indumenti e dildo.

L’antico testo indiano Kama Sutra spiega in dettaglio la procedura migliore per masturbarsi, parlando sia della masturbazione femminile che di quella maschile.

Nessun riferimento esplicito alla masturbazione è presente nella Bibbia. Ciò si spiega comunemente con il fatto che il matrimonio si realizzava molto presto e di conseguenza le energie della sessualità erano in genere incanalate in forma naturale nella modalità eterosessuale.

Nell’Antica Grecia consideravano l’autoerotismo come un sostituto normale e sano di altre forme di rapporto sessuale, una valvola di sicurezza contro la dannosa frustrazione sessuale: il famoso medico greco Galeno sosteneva che la ritenzione di seme nell’organismo era pericoloso e causava problemi di salute.
Anche i drammaturgi menzionavano i dildo nelle loro commedie, mentre gli artigiani li rappresentavano su brocche e bacinelle: spie culturali che lasciavano intendere di come tanto la masturbazione femminile quanto quella maschile fossero parte integrante della società del tempo.
La città di Mileto divenne famosa in tutto il Mediterraneo per il cuoio con cui si confezionavano i dildo. Tanto che Lisistrata, l’eroina dell’omonima opera di Aristofane, era una donna che si lamentava amaramente della scarsità di questi giochi erotici.

La masturbazione viene poco descritta nell’Antica Roma e fonti riferentesi alla sessualità in quell’epoca non ne parlano approfonditamente. Ritroviamo solo un cenno nel poeta Marziale che la considera una forma inferiore di liberazione sessuale, a cui fanno ricorso gli schiavi (anche se ammette di ricorrervi di tanto in tanto).

La masturbazione cadde in disgrazia in Europa con l’inizio del Cristianesimo: nonostante nella Bibbia non si menzioni né la masturbazione femminile né tantomeno quella maschile, i primi padri della Chiesa si opponevano a questa pratica come a qualunque tipo di sesso non riproduttivo.

S. Agostino d’Ippona (350 – 430 d.C.) insegnava che la masturbazione e altre forme di relazioni sessuali non riproduttive e senza penetrazione erano peccati peggiori della fornicazione, dello stupro, dell’incesto o dell’adulterio, perché considerati “antinaturali” in quanto anticoncezionali.
Siccome la fornicazione, lo stupro, l’incesto e l’adulterio potevano portare una gravidanza, erano considerati peccati “naturali” e quindi molto meno gravi di quelli “contro natura”.
La condanna di S. Agostino della masturbazione come peccato antinaturale fu accettata da tutta la Chiesa durante il Medioevo e ristabilita nel 13º secolo da San Tommaso d’Aquino che annovera la masturbazione al secondo posto per gravità dopo l’omicidio come “atto che impedisce la generazione della vita”.
La storia biblica di Onan, citata con frequenza come un testo contro la masturbazione, in realtà si riferisce al peccato commesso da Onan di rifiutarsi di obbedire al comando di Dio di fecondare sua cognata vedova. Onan copulò con lei, però si ritirò prima di eiaculare e “sparse il suo seme” fuori dal corpo della donna. E Dio lo fece morire perché col coito interrotto impediva al fratello morto di avere una sua discendenza.
Storici del Medioevo hanno scoperto che la masturbazione femminile e quella maschile erano condannate entrambe in misura variabile: inaspettatamente è quasi tollerata per le donne e osteggiata con asprezza per gli uomini. Ciò derivava dalla falsa credenza che il principio della vita risiedesse nel seme maschile che la donna si limitava ad accogliere passivamente nel suo grembo. Al tempo di S. Tommaso non era noto il concetto di embrione come prima forma di vita umana tramite il pari contributo di uomo e donna alla formazione del DNA del nascituro.

L’idea di sessualità dell’Islam è tendenzialmente riproduttiva e la masturbazione era severamente condannata come pratica innaturale. Al pari dell’Ebraismo, le società islamiche antiche ricorrevano precocemente al matrimonio non appena i due contraenti fossero giunti alla pubertà, inoltre era perfettamente legittimo l’istituto del concubinaggio. Tutto ciò, a detta di certi studiosi, avrebbe ristretto fortemente la portata del fenomeno.

storia della masturbazione femminile

L’Illuminismo che concettualmente rifiutava i pregiudizi morali e religiosi delle stagioni precedenti – forte anche delle teorie scientifiche del tempo – riprese tuttavia le precedenti posizioni cristiane verso la masturbazione, che considerava un atto grave. Nel Seicento negli Stati Uniti era addirittura in uso la pratica della clitoridectomia per “curare” la masturbazione femminile, mentre i puritani della colonia di New Haven in Connecticut consideravano la masturbazione passibile di pena capitale.
Nello stesso periodo in tutta L’Europa la pratica veniva comunemente usata dalle bambinaie e governanti per convincere i ragazzini ad andare a letto e mettersi a dormire tranquilli.
Ma la tolleranza europea cominciò presto a venir meno. Nel 1760 il medico svizzero Samuel-Auguste Tissot pubblicò L’Onanisme, un trattato di medicina globale sui presunti effetti negativi della masturbazione. Egli sostenne che lo sperma è un “olio essenziale” e di stimolo e che pertanto, dopo esser stato perduto dal corpo in grandi quantità, potrebbe causare una “percettibile riduzione delle forze, della memoria e anche della stessa ragione; causando così visione offuscata, disturbi nervosi, gotta e reumatismi, indebolimento degli organi della generazione, sangue nelle urine, disturbi dell’appetito e mal di testa”.
Il trattato di Tissot spostò sempre più l’opinione della medicina occidentale dei successivi due secoli nei riguardi della masturbazione verso l’idea che fosse una malattia debilitante.

Questo punto di vista resistette bene per tutta l’Epoca Vittoriana, quando la forte censura medica nei confronti dell’autoerotismo si coniugava col comune atteggiamento conservatore all’interno della società civile. Alle ragazze, per esempio, era proibito di andare a cavallo o usare la bicicletta, perché le sensazioni che tali attività producevano erano considerate troppo simili al piacere dato dalla masturbazione.
La scienza medica, fermamente convinta che la masturbazione conducesse infallibilmente a patologie mentali e nervose, prescriveva per curarla l’infibulazione (mutilazione genitale femminile), l’uso di cinture di castità, ecc… Nei decenni successivi le più drastiche tra queste misure vengono sempre più sostituite con tecniche psicologiche, come gli avvisi che la masturbazione (in questo caso specifico più legato ai casi maschili) conduca alla cecità, faccia crescere i peli sul dorso delle mani ed impedisca una crescita fisica sana e robusta: alcuni di questi miti persistono ancor oggi.
E sempre nella stessa epoca si presentò un curioso fenomeno: i medici combattevano l’isteria femminile accarezzando manualmente il clitoride delle pazienti fino a che potessero raggiungere l’orgasmo, che in quell’epoca era conosciuto come parossismo isterico, poiché consideravano la repressione del desiderio sessuale femminile causa della malattia isterica. Incredibilmente questa abitudine dette origine alla nascita dei vibratori, siccome i medici si stancavano di manipolare manualmente “tanti clitoridi”.

L’atteggiamento medico verso la masturbazione cominciò a cambiare agi inizi del XX secolo quando il sessuologo Havelock Ellis smonta una ad una le teorie di Tissot: “Arriviamo alla conclusione che la masturbazione moderata in individui sani non sia necessariamente perniciosa”.
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, fece la comparsa Sigmund Freud e con lui la Psicoanalisi. Egli riconobbe che la masturbazione – soprattutto la masturbazione femminile – poteva avere effetti benefici come alleviare lo stress ed evitare malattie sessualmente trasmissibili, tuttavia avvertiva che la masturbazione poteva provocare disturbi nevrotici, specialmente nevrastenia. Rivelava inoltre che i bambini si masturbano anche durante l’infanzia.
Lo psicoanalista austriaco Wilhelm Reich in uno suo scritto del 1922 cercò di individuare le forme sane e malsane di masturbazione, affermando che il modo in cui le persone si masturbano è indicativo della potenza sessuale e del grado d’inclinazione verso il sesso opposto. Si credeva all’epoca anche che la masturbazione provocasse l’omosessualità.

A metà del secolo scorso la stigmatizzazione della masturbazione continuava a essere molto forte: gli studi dimostravano che nove bambini su dieci che erano trovati masturbandosi erano severamente minacciati, castigati e terrorizzati con l’argomento che sarebbero diventati pazzi o ciechi, o che gli avrebbero tagliato il pene o cucito la vagina.
Bisogna aspettare l’arrivo di Alfred Kinsey e altri colleghi che pubblicarono i risultati di più di 15 anni di ricerche sulla condotta sessuale umana. Uno dei contributi più importanti di questo lavoro fu considerare la masturbazione come qualcosa di normale indebolendo il tabù che la circondava. I risultati erano rivelatori: il 97% degli uomini e il 62% delle donne si erano masturbati almeno una volta nella vita e avevano raggiunto l’orgasmo.
È curioso ma non troppo che gli uomini e la società potevano accettare il lavoro di Kinsey sulle attività sessuali maschili, ma non potevano accettare “la dura realtà delle abitudini sessuali delle donne nordamericane.” Rendersi conto (ascoltare a voce alta) che una donna potesse masturbarsi, avere orgasmi, fare sesso dentro e fuori del matrimonio o con altre donne fu uno shock, un grande secchio d’acqua gelida al machismo.

masturbazione femminile

Il filosofo Michel Foucault, riflettendo sul rapporto che vi è tra potere istituzionale, sapere scientifico e sessualità, ritenne che il sapere insieme al potere producano una conoscenza scientifica assoluta sulla sessualità, la quale diventa lo strumento principale (il dispositivo) del potere per realizzare il controllo sociale. La prospettiva foucaultiana apre, così, alla visione di un potere che irradia la sua autorità mediante le istituzioni: la famiglia e l’educazione e le discipline del sapere: medicina, psichiatria, sociologia, pedagogia, … che si accompagnano all’individuo sin dall’infanzia e finiscono per fargli interiorizzare come assoluta un’idea di normalità che è giusta, lecita, approvata socialmente e, quindi, contrapposta a un’idea di anormalità, di illecito, di follia. Secondo il filosofo, nel XVIII secolo la proliferazione del sapere sul sesso, diede inizio a una fase di studio dei comportamenti sessuali, soprattutto di quelli considerati strani o nocivi, che in quel periodo vennero dettagliatamente analizzati.
Venne esaminata, ad esempio, la loro origine comportamentale e psicologica e gli effetti che un tale disordine morale avrebbe potuto produrre a livello sociale. Nel 1980 egli sostenne che il tabù della masturbazione sia stato “uno stupro perpetrato dai genitori nei confronti dell’attività sessuale dei loro figli”.

Thomas Szasz ha riconosciuto lo spostamento di consenso scientifico nei riguardi della masturbazione: “L’attività sessuale primaria dell’umanità nel XIX secolo era una malattia. Alla fine del XX secolo è divenuta una cura”.

La Psicosessuologia oggi ritiene che il bambino piccolo è alla continua ricerca di fonti di stimolazione per mantenere adeguatamente elevato il proprio livello di attivazione e di vitalità, che ancora non può dipendere da stimoli interni, come il pensiero. La stimolazione degli organi sessuali e delle zone erogene (bocca, ano) produce sensazioni piacevoli e un alleviamento della tensione: niente di strano quindi, che il bambino piccolo sfrutti spesso tale fonte di piacere, soprattutto se non ne ha altre a disposizione. L’autostimolazione, comune nei bambini e nelle bambine, intorno al primo anno ha primariamente la funzione di autoesplorazione e conoscenza del proprio corpo. Intorno ai 18 mesi il gioco genitale assume caratteristiche di tipo masturbatorio eccitatorio (Joseph D. Lichtenberg).
Bisogna però tenere presente che gli atti autostimolatori nei bambini più piccoli non sono solo mirati a ottenere conseguenze piacevoli e sensuali ma anche effetti ansiolitici oppure, al contrario, un’elevazione dell’attivazione aspecifica per risolvere situazioni noiose o di ipostimolazione o attrarre l’attenzione altrui; queste ultime funzioni sono tutte chiaramente non connotate in modo sessuale, dimostrando che, contrariamente a quanto sostenuto da Freud, tali condotte possono essere motivate da cause diverse, non sempre a carattere sessuale/erotico. I giochi sessuali continuano in età preadolescenziale anche se in segreto.
Man mano che si cresce e si evolve, l’autoerotismo diventa una tensione erotica di una personalità che si scopre interessata all’insorgenza di sensazioni nuove nell’organo sessuale, il cui gioco solitario gli costruisce un’immagine fantasiosa “interpersonale” della sessualità. La masturbazione, pur essendo un comportamento solipsistico, “costruisce” dinamismi intersoggettivi di incontro intimo con l’altro.
Nell’adolescenza, mentre per il maschio la masturbazione ha la fondamentale funzione di confermare la propria identità sessuale e lo prepara alla sessualità agita, per la femmina ha una minore importanza identitaria, ma la sua mancanza, se pur non compromette il consolidarsi dell’identità sessuale e la futura vita sessuale, può tuttavia rendere più difficile la percezione del piacere e l’erotizzazione del corpo.
La masturbazione è “patologica” quando diventa un comportamento compulsivo e ripetitivo, perde la sua funzione evolutiva “interpersonale” e assume la funzione di stimolazione erotica atta a far sentire se stessi e il proprio corpo come vitale e reale, per superare un senso di solitudine, vuoto e depressione (Heinz Kohut).

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