Il gioco – Racconto erotico (seconda parte)

Ci avevo preso gusto a frequentare quegli ambienti, cosicchè le volte divennero sempre più frequenti.

Quella volta ero in disparte, seduta su uno di quei grandi materassi sparsi nel mega salotto. Fino a qualche minuto prima ero circondata, con due accanto a me che scopavano, una lei a pecorina ed io che le stimolavo il clitoride con la mano mentre ero sdraiata con le gambe aperte e un maschio mi torturava il clitoride. Ad un certo punto restai sola, con le spalle quasi a terra e le tette al collo.
Mi alzai e vidi che all’improvviso un altro materassone si era affollato di gente, almeno 6/8 persone, donne a pecorina, donne a 69 ognuna con un uomo che si dava da fare, donne coi tacchi ancora addosso. C’erano quelle che squirtavano di più, quelle che urlavano ad ogni orgasmo e quella che ne aveva uno dietro l’altro.
E io mi sedetti e mi godevo la scena.
Ad un certo punto arrivò lui. Una vecchia conoscenza, ci eravamo incontrati già al festino di Halloween l’anno precedente. La mia fica ricordava ancora la sua bocca…e soprattutto il suo cazzo instancabile.
Si avvicinò e mi invitò ad unirmi con lui su quel materassone pieno di sesso.
Gli dissi che in realtà era bello anche solo da guardare. Ma non si fidò: si avvicinò, mi prese per mano e mi trascinò nella mischia. Mi adagiò delicatamente nell’unico pezzo libero, mi sistemò per bene e aprì le mie gambe per infilarci dentro la sua testa. A dire la verità non aspettavo altro.
Eravamo su uno degli angoli, quindi solo un lato di me interagiva con gli altri. Proprio accanto alla mia testa ogni tanto sentivo un tacco strusciarmi o venirmi molto vicino. Così pensai che poteva essere una cosa sicura coprirmi gli occhi, sia mai fossi stata penetrata da un tacco in un occhio! Ad essere sincera avevo anche paura che mi arrivasse una secchiata di squirting sul viso: non sapevo bene a quale distanza avevo le due tra le più innondatrici, tanto che quel materasso dove eravamo era stato sistemato a posta per loro, con coperte e cerate per non rovinare la gommapiuma.

Tutti questi pensieri mentre lui leccava. Era di una bravura indescrivibile, tanto che un giorno gli vorrei chiedere come fa, ogni volta, ad essere così bravo. Sul momento, se ci prestavo attenzione, sentivo tutte le varie stimolazioni separate. Mordicchiava le labbra, faceva leccate lunghe e lente per tutto il verso della vulva, si soffermava a succhiare leggermente il clitoride e lo spennellava con una delicatezza tale che manco si sentiva. Ed io mi persi. Iniziaio a gemere e ad ansimare. Ma non era facile.

il gioco racconto erotico seconda parte

Avevo accanto a me tante donne che godevano, tanto che quasi urlavano. Ce n’era una che di solito riesce ad avvertire 5 minuti prima che sta per venire, ed è come se l’orgasmo le durasse tutto quel tempo.
E poi sentii il classico rumore dei pubi di uomini quando scopano a pecorina le donne. Respirai. Cercai di perdermi in un altro senso estraniandomi da quei suoni che mi distraevano e cercai di trasformarli in qualcosa di eccitante.
Mi accade spesso che per masturbarmi mi guardo dei porno e di solito i suoni accendono il mio desiderio. In quel caso dovevo solo tramutare quei suoni reali, veri, intrisi di ferormoni e dell’odore del sesso, in un qualcosa che aumetasse il mio piacere. E nel frattempo avevo lui che continuava, cambiando sempre ritmo (a volte penso che lo facesse apposta per sentirmi sull’orlo e fermarsi, fare inversione e cambiare tipo di leccata).

Quella sera ero partita con l’idea che non avrei avuto orgasmi. I miei sono timidi già con un uomo solo, di bocca ho orgasmato solo con due uomini e solo dopo mesi di frequentazioni, figuriamoci se in un’orgia sarei riuscita a concludere. E invece – non so come sia potuto succedere – ne sentii arrivare uno, piccolo, leggero, quasi impercettibile.
Ma c’era. E lui lo sentì e iniziò a rallentare un po’ per poi ripartire in quarta.
“Dio quanto amo quelle leccate che partono da un estremo per arrivare all’altro.”
È come se connettessero tutta la vulva al clitoride, come se il piacere si irradiasse con scosse elettriche, come quando si accendono le lucine e tutto si illumina lungo il filo.
Lui sentiva il mio corpo sussultare, le mie gambe che gli premevano sulle spalle, i miei gemiti mischiati agli altri.

Spesso gli uomini si soffermano a leccare solo il clitoride, si parcheggiano là. Lui no, e forse questo mi ha portata ad un altro orgasmo molto più intenso del primo che mi ha fatto sussultare, tremare, perdere completamente il contatto son la realtà. Anche questa volta lui non si fermò, continuò più delicatamente ancora per un po’.
Poi si è alzato e solo quando ero pronta mi ha aiutato a tirarmi su. Lui era particolarmente sorridente. Lo percepisci – e soprattutto lo senti – quando a uno piace leccare la fica.
Mi guardò con aria complice e andò a prendere un preservativo. Non so quanto mi avesse scopata quella sera, ma mi sembrò tanto. Nonostante la lunga leccata che mi aveva fatto infradiciare tutta, sia per la sua saliva che per i miei umori, mi asciugai in fretta. Ad un certo punto scappai a prendere un po’ di lubrificante e quando tornai a mettermi a pecorina trovai ad aspettarmi un secondo cazzo tutto da gustare. Mi sentivo allo spiedo!
A un certo punto (passarono molto più di 10 minuti) chiesi una tregua.
Questa volta lo presi io per mano e lo portai su un altro materasso. Mi sedetti e iniziai a fargli una pompino. Solitamente duro molto di più ma quella sera, nonostante l’eccitazione, avevo entrambe le “bocche” secche.
Lo invitai a sdraiarsi e gli dissi, sottovoce, “Ora proverai le mie mani”. Presi il lubrificante e iniziai a fargli uno dei miei massaggi.

Ma questa è tutta un’altra storia!

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